giovedì 5 gennaio 2012

Minerv-PHA, la plastica del futuro



In una società sempre più invasa dalla plastica, numerose sono le iniziative volte a ridurne l’utilizzo o ad incentivarne il riciclo. Ma è difficile cambiare le abitudini del cittadino abituato al comfort e alla praticità dei packaging, ancor di più se l’offerta nei supermercati o nei negozi non aiuta a trovare alternative. In questo panorama fortemente condizionato dall’utilizzo di plastiche, materiali alternativi ed ecocompatibili vengono proposti e studiati quotidianamente. Tra questi appare molto promettente un nuovo biomateriale che immerso in acqua viene sciolto in 10-15 di giorni, la plastica biodegradabile Minerv-pha.
Ma chi ha avuto l’idea? Sono stati due imprenditori italiani, Marco Astorri e Guy Cicognani. La materia prima per ottenere questi biopolimeri, i PHA’s, sono monomeri prodotti in natura da una fermentazione batterica dello zucchero: alcuni tipi di batteri si nutrono con sughi di scarto della barbabietola o della canna da zucchero.
<<Il segreto non è nel batterio o in cosa produce, ma piuttosto nel come farlo crescere più rapidamente e produrre il Pha più puro possibile>>, spiega Cicognani. La ricetta giusta per la produzione di Pha, spiega Begotti, capo dello sviluppo alla Bio-on (società nata nel 2007 con sede a Bologna che possiede il know how per produrre questa bio-plastica), sta nel creare il mix di zuccheri e ossigeno che faccia ingrassare rapidamente i batteri senza intossicarli. Estraendo e trattando la sostanza prodotta dai batteri si ottengono monomeri dalle interessanti caratteristiche di resistenza e flessibilità. Possono essere creati più di 100 monomeri differenti combinabili per dar vita a materiali con proprietà dalle più varie. 
In molti hanno pensato di sfruttare le lunghe catene create a partire da questi monomeri ma i costi rendevano queste plastiche poco competitive rispetto a quelle classiche. Dove altri hanno fallito la Bio-on ha risolto il problema creando una nuova plastica denominata Minerv. Il Minerv-pha in particolare ha ottime proprietà termiche (soddisfa esigenze produttive che vanno da -10°C a 180°C) e può sostituire prodotti altamente inquinanti quali PET, PP, PE…
E i vantaggi non finiscono qui: il biopolimero scompare in acqua batteriologicamente non pura nel giro di pochi giorni. Ad esempio scompare in 10 giorni all’interno di normale acqua di fiume, o di mare, a temperatura ambiente e senza nessuna forzatura. 
L’intenzione della Bio-On è di vendere licenze e impianti “chiavi in mano”, in maniera da diffondere il più possibile l’invenzione. Il primo impianto che è in fase di costruzione nel bolognese sarà operativo nel 2013. Non ci resta che attendere e sperare che tale prodotto sia ben presto disponibile e sostituisca le plastiche più inquinanti che da tempo degradano il nostro ambiente.

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