mercoledì 11 gennaio 2012

Un giardino-serra per aprirci gli occhi sul futuro del Pianeta



A pochi mesi dall’inaugurazione dei Gardens by the Bay a Singapore vediamo in cosa consiste il progetto vincitore del concorso del 2006: è un colossale esempio di ingegneria ispirata alla natura per produrre costruzioni architettoniche sostenibili. Lo studio di progettazione che ha presentato l’idea è Wilkinson Eyre, in collaborazione con lo studio britannico Grant Associates e gli ingegneri dell’Atelier ten.

Un po’ di dati: i giardini botanici avranno una superficie totale di circa 101 ettari, di cui la superficie coperta, divisa in due gigantesche serre, ammonta a 16.000 metri quadrati.
Quello che la natura crea l’uomo imita, per riproporre le caratteristiche climatiche e vegetali del nostro pianeta grazie al capace utilizzo delle più moderne tecnologie rinnovabili.  La domanda cui si cerca di dare una risposta è: “Che fine farà il nostro Pianeta se non sarà possibile fermare il riscaldamento globale?”. La risposta, o meglio una possibile risposta, è nei Gardens by the Bay di Singapore: attraverso una passeggiata nelle grandi serre sarà possibile avere una preview delle conseguenze.

Come realizzare enormi serre climatizzate senza emissione di anidride carbonica? Le serre sono una struttura di vetri ad alta efficienza sostenuti da uno scheletro di archi in acciaio: i raggi solari in grado di penetrare all’interno della serra sono circa il 65% mentre entra solo il 35% del calore solare. All’interno delle serre, una serie di vele triangolari formano un sistema di ombreggiamento interno. Per regolare la temperatura interna sarà dunque sufficiente aprire le finestre nella parte più alta della vetrata per favorire un naturale ricircolo dell’aria calda verso l’esterno.
Per la climatizzazione e le altre necessità dei giardini (ad esempio l’illuminazione, il ricircolo dell’acqua) verranno installati diciotto alberi giganti, i cosiddetti Supertree: al posto della nota chioma questi alberi supertecnologici hanno pannelli fotovoltaici, collettori solari, condotti di areazione, serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana e attrattive per i turisti.
A nutrire la tecno-foresta sarà il National Park Board che con i suoi 3 milioni di alberi quotidianamente soggetti ad interventi di manutenzione fornirà scarti di legname utilizzabile come biomassa. Anziché buttare ben 5000 tonnellate di ritagli di legno al mese. Le schegge di legno saranno bruciate in caldaie che forniscono energia all’intero giardino.
Non si spreca nulla: i fumi saranno usati per produrre energia elettrica e climatizzare l’aria, le ceneri fertilizzeranno i vegetali presenti nel giardino.

Il progetto è molto ambizioso: un tentativo di imitare la natura così come solo la tecnologia riesce a fare. Questo concetto va oltre la classica visione di costruzioni ecologiche o green: non sono progetti a basso impatto ambientale, sono progetti che cercano ispirazione nell’ecosistema più chiuso che abbiamo a disposizione, ovvero la Natura. Nulla in natura viene scartato, stoccato, isolato: tutto interagisce con ciò che lo circonda a creare un prodotto.
Attendiamo il giugno 2012 per l’inaugurazione di questo piccolo gioiellino di ingegneria e tecnica ecosostenibile.

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